Viaggiando per
alieni sentieri.
Abito
ai piedi di una catena montuosa, in questo caso le Alpi Graie, più precisamente
a due passi dal Musinè, la montagna più vicina a Torino.
Un
invito a organizzare sovente, con un gruppo di amici, lunghe arrampicate su per
i pendii del versante più a ridosso del paese.
Così,
ci spingiamo all’avventura, ignari di cosa la giornata deciderà di proporci.
«Sei
sicura di voler affrontare questa fatica? Non sai cosa ti aspetta e, prima o
poi, ti succederà un guaio.» mi avverte.
Mio
marito è sempre stato scettico in proposito, ma il desiderio di vivere immersa
nella natura è forte.
Chiudermi
in casa nella solita routine è deprimente, tuttavia lui non è proprio il tipo
da scegliere un passatempo scomodo come il mio.
Ha
interessi differenti.
«Sempre
scettico tu, vero?» rispondo un po’ infastidita.
«Ormai
lo so, se hai deciso non cambierai idea, ma stai molto attenta.» ribadisce
serio.
Gli
regalo un abbraccio, per sciogliere la sua percezione pessimistica e lui
sorride.
Così,
dotata di attrezzatura di conforto, più un libro da sfogliare durante le soste doverose,
all’alba del giorno successivo mi ritrovo al punto d’incontro con un gruppo di
amici: la piazza del paese.
Tre
uomini, e un’altra donna, più giovane e moglie di uno dei tre.
Intraprendiamo
la strada che conduce al sentiero di partenza, chiacchierando del più e del
meno, vagamente assonnati.
È
ancora buio, s’intravedono appena i bagliori del mattino ravvivare il cielo a
est, dietro una collina.
Il
clima è ideale: siamo a maggio e il tempo pare essersi rasserenato oggi, dopo le
piogge dei giorni scorsi.
Nell’aria
aleggia una acre fragranza di terra e di muschio.
Monica
ci offre un caffè caldo dal suo thermos: lo fa ogni volta che ci ritroviamo.
Zainetto
in spalla, marciamo in gruppo sino a un certo punto del percorso.
Intanto
si fa giorno e la luce già s’infiltra tra i rami degli alberi: tutt’intorno è
quiete.
«Laura,
c’è uno spiazzo qui, facciamo colazione?» domanda spinto dai morsi della fame
Nico, uno degli uomini della cordata.
«Ok,
così ci rifocilliamo tutti insieme e dopo procediamo risoluti.» rispondo, anche
solleticata dall’idea di iniziare a leggere il mio libro nuovo.
Introdurmi
nelle prime pagine, avrebbe concentrato i miei pensieri durante la camminata,
costringendomi al silenzio per non sprecare energie e fiato.
Incuriosita
dal titolo avevo optato per un libro di fantascienza, era la prima volta, invogliata
dal nome dello scrittore, mio giovane concittadino.
Finisco
il mio panino farcito con speck e brie, gustosissimo, bevendo un succo d’arancia:
mi sento carica di energia.
«Che
strana abitudine quella di leggere quando facciamo queste gite.» afferma
Franco, fratello di Monica.
«Perché?
É rilassante e mi stimola a riflettere, si cammina molto meglio distolti dalle cose di tutti i giorni.»
rispondo sorprendentemente calma.
Estraggo
il volume: la cover è un frammento di Galassia, tutta tempestata di stelle,
molto accattivante.
Come
d’abitudine, prima di aprire il volume lo accarezzo; il contatto con il libro è
fisico. Percepisco piacevoli sensazioni, lo odoro; è una sorta di premessa a
ogni nuova lettura, prima di conoscerne meglio l’anima racchiusa nelle pagine.
Non
me lo aspettavo, al primo impatto resto folgorata da un personaggio: donna, bella
e intelligente guidata da nanochip, ingaggiata per sedurre un uomo, di cui
conosce tutti i punti deboli e personalità.
Addestrata
da una multinazionale guidata da intelligenze virtuali, che intende salvare il nostro
pianeta.
Agisce
con grande determinazione, grazie ai particolari inseriti in una scheda,
minuziosamente redatta, per raggiungere l’obiettivo previsto: farsi sposare per
venire in possesso dei dati a cui lavora il futuro marito.
L’uomo
è un geniale programmatore che, senza esserne a conoscenza, opera a un codice
killer, che dovrebbe governare e sterminare l’intero satellite.
“Ma non è concepibile!”penso io
letteralmente conquistata dalla trama.
“Sarà mai
possibile pilotare con l’ingegneria informatica un essere umano?” La curiosità mi
spinge a conoscere il seguito.
«Se
volevi leggere potevi restare a casa!» sottolinea Franco, che nei suoi progetti
sperava in un risvolto di natura più romantica..
Me
ne sono resa conto da tempo, infatti cerco sempre di tenerlo alla larga.
Ci
incamminiamo lungo i sentieri della boscaglia, ma resto indietro volutamente, sfogliando
il volume incuriosita dalla storia, che è alquanto intrigante.
Ci
avventuriamo lungo sentieri ricchi di cappelle votive, partendo dalla borgata Grange
di Brione, procedendo poi per una mulattiera che conduce sino alla vetta.
Il
Musinè (altezza 1150 metri) è un monte molto singolare: la storia e la leggenda
lo rendono interessante e misterioso.
È
stato anche argomento di studio da parte di ufologi, a causa di enigmatici
cerchi inspiegabilmente formatisi nei campi di grano adiacenti.
Gode
di una biodiversità vegetale unica. Vi si possono trovare specie animali protette
e la sua vegetazione è ricca di fiori e piante di vario genere.
A
pensarci bene, si accorda con il contenuto del mio libro, che sta acquisendo
una trama molto vicina agli alieni, sempre più coinvolgente.
All’improvviso
quei sentieri mi sembrano mondi di epoche lontane: antiche civiltà o pianeti a
noi sconosciuti.
La
mia mente vaneggia. Sono in compagnia di qualcuno, ma è come se fossi
calamitata in un’era differente, ignota.
Vivo
dentro una nuvola che mi tiene lontana dalla realtà: respiro fantasy.
Esco
dalla zona umida e attraverso uno spiazzo grande e arido e molto soleggiato.
Il
paesaggio muta, simboleggia i campi del sud, con una vegetazione più da clima
mediterraneo.
Asciutta
e secca, a causa del vento che in quei punti soffia potente e inaridisce.
Il
clima diventa molto più mite, sento caldo e tolgo il giubbotto.
D’improvviso
mi rendo conto di non avere più i miei amici davanti a me e nemmeno odo le loro
voci: che abbia sbagliato percorso?
«Monica,
Nico, dove siete? Su non fate scherzi!» grido, un po’ turbata.
Non
ricordo di essere mai passata da quel lato, me ne rendo conto guardando la
vallata giù in basso: sono nettamente disorientata.
Procedo
ancora, cercando di intravedere i miei compagni o di individuarne una traccia:
possibile che abbiano deciso di abbandonarmi lì, da sola?
Me
lo meriterei, ma sono stata fuorviata dalle modificazioni dei nanochip.
O
forse è il mio viaggio irreale a farmi sentire isolata, sono in balia dei
replicanti.
Più
avanti scorgo un lago, sorprendentemente la vegetazione muta ancora.
Canneti,
stranamente appaiono come per magia, intorno e quello spettacolare specchio
d’acqua, dove galleggiano bellissime ninfee.
Possibile
che uno stesso monte possegga zone naturali così disuguali? Un miracolo.
Alzo
gli occhi al cielo, il sole è alto, ma io sono riparata dagli alberi.
Una
incredibile varietà di fioriture, persino orchidee; piante, querce, tigli che
emanano un profumo intenso e faggi, mi cingono come in un abbraccio.
Un
falco sorvola alto, osservo il suo librarsi libero: che angolo di paradiso, qui
madre natura si è sbilanciata in modo incredibile.
Un
mosaico territoriale, sembra quasi una campionatura del pianeta da presentare a
ipotetici acquirenti: gli abitanti di un altro mondo magari.
Tra
i canneti, disposti dall’altra sponda, un cospicuo numero di gru cenerine dalle
lunghe zampe, mi regalano un’intensa emozione.
Decido
di fermarmi, estraggo il cellulare; lo so che in quella zona non c’è linea, ma
faccio un tentativo: nessun segnale.
Si
è fatto tardi e decido di fare uno spuntino: “prima o poi qualcuno mi verrà a cercare”mi dico scoraggiata.
Durante
la sosta proseguo il mio viaggio virtuale. Spuntano personaggi assassini,
proiezioni simulate che replicano i personaggi del romanzo.
Improvvisamente
si tinge di torbido questa storia: suicidi progettati dall’entità capo
Menti
che progettano il male, ho quasi terrore.
Mi
alzo e procedo il mio percorso di viaggio da sola e con in testa pensieri
lugubri.
Ora
sono ai bordi di una pineta; l’aria ha un che di balsamico e mi tiene
piacevolmente compagnia un concerto di canti deliziosi: sono le infinite specie
di uccellini che gorgheggiano innamorati, alla ricerca della loro compagna.
M’immergo
nella storia di nuovo, sempre più affascinata da questi mondi alieni.
Intelligenze
secondarie, intrighi, morti controverse e manipolazioni trasmesse al fine di
scoprire i segreti dell’ingegneria genetica.
Amori
impossibili, incontri erotici e un
insieme di intrecci davvero incredibili, mi trascinano fuori dalla realtà,
ancora.
D’improvviso
realizzo che sta calando il sole e sono stata lasciata lì sola, in balia di me
stessa, immersa in mondi inesistenti, trascinata dalla mia ostinata curiosità.
Devo
risalire ancora, prima che diventi buio.
Forse
gli amici mi staranno aspettando in cima al monte, dove si erge una croce
bianca in cemento armato, alta quindici metri.
In
quel piazzale si possono ammirare le colline circostanti: Superga con la sua
Basilica, Rivoli e altro: un panorama unico, una sensazione ineguagliabile.
Davvero
ti senti padrone di un mondo al di fuori dalla realtà e la mente viaggia seguendo percorsi
immaginari, sorvolando con lo sguardo il panorama.
Stranamente
mi perdo di nuovo, non riesco a individuare il sentiero che conduce al
monumento: dove ho sbagliato?
Adesso
mi prende l’ansia, si sta facendo notte e sto ancora salendo, senza sapere in
quale direzione procedere.
Che
fatica arrampicarsi su per questi pendii!
Sono
anche dovuta sfuggire allo scontro con un cinghiale, che nell’ombra temevo
fosse uno degli assassini della trama che, più spaventato di me perché cucciolo,
se n’è scappato velocemente.
Mi
sono fatta suggestionare in modo eccessivo, lo ammetto.
Inutile
imprecare, in cima alla radura devo arrivare per forza, poi scenderò a valle
dall’altro lato del versante, che però è molto scosceso e sdrucciolevole: vi dovrò
prestare molta attenzione per non ruzzolare a valle.
Per
quanto mi imponga di resistere, ormai mi sento distrutta: “ma chi me l’ha fatto fare?” confesso a me stessa.
Non
potevo immaginare l’effetto che mi avrebbe causato questa arrampicata.
Credevo
di riuscire a recuperare il tempo e raggiungere il più presto possibile gli
amici e ho sbagliato un’altra volta.
Mi
sono lasciata distrarre dai colori e dallo spettacolo della natura, ma
soprattutto da quest’incredibile romanzo, dalle scene narrate in modo così
eccitante, che sono stata letteralmente catapultata in una realtà sconosciuta.
Tutt’intorno,
avvolti nell’oscurità, silenzio e miscele di profumi di piante e fiori, aria
tersa: in fondo anche questo è un mondo alieno rispetto al vivere cittadino.
Volendo,
avrei potuto inforcare il primo sentiero subito dopo il torrente, là dove
s’impone un bellissimo Maggiociondolo, illuminato da grappoli di boccioli
gialli, sarebbe stato meno scosceso.
Invece
no, ero più che certa di riuscire a trovare una scorciatoia.
Incomincio
a perdere l’orientamento, colta dall’affanno ora mi chiedo se so dove sto
andando.
Difficilmente
mi scoraggio e perdo le staffe. Il mio
istinto, in questo momento, vorrebbe mi riposassi sotto il primo albero capace
di proteggermi..
Mi
fanno male i polpacci, la bottiglietta dell’acqua è vuota, ho consumato il suo
contenuto sino all’ultima goccia.
Le
mie sneackers si sono bagnate marciando su sentieri fangosi, ancora impregnati
di acqua piovana.
“Il giorno prima era piovuto parecchio”…ricordo
d’improvviso.
Le
caramelle, credo non farebbero che aumentare il senso di sete, meglio una gomma
da masticare.
“Chiunque, al
posto mio, avrebbe smarrito la lucidità” penso giustificando me stessa. “Sto girovagando tra questi sentieri
dall’alba, si può dire, non mi raccapezzo più.”
La
colpa è solo mia che voglio sempre avere ragione. Dovevo seguire gli altri, invece
di distrarmi nella lettura, ascoltare i loro consigli.
La
fame mi fa gorgogliare lo stomaco, mi è rimasto solo un pacchetto di crackers:
meglio di niente.
Poiché
il buio ormai sta per ingoiarmi insieme ai misteri della montagna, mi sgomento
alquanto, credo che se non troverò immediatamente una via d’uscita, mi metterò
a gridare così tanto che mi sentiranno sino dall’altra parte della vallata.
Una
bella lezione di vita: mi sta bene!
Finirò
sui giornali perché ritrovata priva di vita, dopo lunghi giorni di agonia.
La
radura è prossima, speriamo bene..! Uff… sono distrutta!
In
lontananza scorgo lanterne in movimento e sento i guaiti di un cane, forse più
di uno: staranno cercando me?
Un
respiro di sollievo mi consente di riprendere coraggio e invocare i nomi degli
amici, uno a uno.
Improvvisamente
mi tornano le forze, corro velocemente verso quelle luci, è tutta discesa!
Prima
dell’oscurità totale, finalmente ci ritroveremo insieme e questo viaggio avrà
fine.
Poco
dopo mi consolo tra le braccia di mio
marito, giustamente preoccupato.
Una
giornata che ricorderò in modo particolare per l’insieme di emozioni provate.
Due
i viaggi intrapresi: uno concreto e l’altro, più incredibile, immersa e
trasportata dentro la fantasia di un libro e affrontati contemporaneamente.
Leggere
una storia con analogie chimeriche, stimola l’immaginazione a dismisura,
alterando la personale consapevolezza, ribaltando la realtà: che esperienza!
Avvincente
come non mai questo doppio percorso, devo ammetterlo, tutto sommato ne è davvero
valsa la pena!
Ne
sono uscita con una nuova conoscenza: c’è sempre da imparare viaggiando!
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