Oltre
i miei confini del mondo
É
notte, sono oppressa da una sensazione subdola, plagiata dalle innumerevoli
notizie devastanti su questo mondo ormai invivibile.
Un
universo malvagio abitato da esseri disumani, avvinghiati nella brama del
potere a discapito di chiunque; mi sento mancare il respiro, mentre vengo
assalita da incontrollabili vampate di calore: il panico si sta impossessando
di me.
Diabolico
e ambiguo malessere astratto, afferra il mio ego, la mia anima e li riduce in
miseri brandelli, togliendomi la ragione; spalanco la finestra nel tentativo di
inspirare aria tersa, quanto più i polmoni sono in grado di contenere.
Alzando
gli occhi al cielo, il mio respiro rimane sospeso qualche secondo affascinato
dalla meraviglia improvvisa, che i miei occhi increduli stanno ammirando.
Una
notte di primavera fresca e frizzante, sembra mi stia riabilitando alla vita, a
sorpresa.
Un
cielo tempestato di stelle e una luna straordinaria, non completa ancora nella
sua fase di plenilunio, offrono uno spettacolo sublime.
Colori
singolari, blu che traspare come un tendaggio in voile, lasciando immaginare
oltre quella coltre un qualcosa di mai percepito, un che di sconosciuto che
improvvisamente si lascia individuare per essere cercato, analizzato, vissuto o
amato: chi lo sa?
Scendo
in giardino in camicia da notte, troppo curiosa di ampliare l’area di quello
spazio celeste da perscrutare, ma non sono ancora soddisfatta.
Rientro
e salgo velocemente la scala e raggiungo la mansarda, affacciandomi al
lucernario: che spettacolo divino!
Lo
sguardo arriva a sfiorare l’orizzonte, accarezzando case e alberi secolari,
tetti lambiti da una luce diversa, giungendo a scalare le impercettibili sagome
delle vette alpine e il Monviso.
Immagino,
riosservando quel velo cobalto, il moto di pianeti rivestiti di rosea luce
cristallina. Attraverso quella coltre e navigo nelle ignote volte dello spazio,
destreggiandomi tra stelle e meteoriti: nessun ostacolo mi ferma: forse è un
sogno.
Andare
oltre è possibile, non voglio restare incagliata nella rete comune dell’avverso
pensiero, aspiro a varcare quei confini tracciati dall’ottuso intelletto di
alieni antenati e affrontare il timore
perlustrando l’ignoto.
Salpare
da questi confini, osare e inoltrarmi
verso mondi sconosciuti sazi di gioia di vivere, disconoscere l’odio, gli
interessi materiali e amare, tralasciando ipocrisie e pregiudizi, ingenua come
una bimba a ogni nuova scoperta.
Proseguendo
ancora, vengo abbagliata dalla luce del sole d’Oriente: quale meraviglia il creato!
Quella
luce così chiara e accecante penetra dentro l’anima, mi sento leggera e i raggi
si trasformano in uno strumento a corde da cui sgorga una musica dolce e soave
e inizia a cullare le mie emozioni: sto divinamente.
Intravedo
me stessa bambina. Paffuta e sorridente, un dito in bocca, vicino a una giovane
donna bionda, bellissima. I suoi lunghi capelli formano onde morbide che
riflettono la luce del sole: è mia madre. Possibile?
Mi
sono fatta suggestionare, oppure oltre i confini dell’uomo esiste un pianeta con
i nostri cloni, pronti a essere riabilitati?
Saranno
immagazzinati lì i nostri ricordi? Quando l‘anima percepisce un’emozione del
passato, la velocità della luce consentirebbe alla mente di andare a recuperare
le immagini in un’oasi fino a questo momento sconosciuta, dove tutto il nostro
passato resta custodito.
Una
sorta di grande contenitore della memoria umana: a poterlo navigare si
risalirebbe alla notte dei tempi. Troveremmo il segreto della felicità
risalendo alle antiche civiltà evolute.
Diventeremo
forse, tante navicelle spaziali, mescolate tra meteoriti luminescenti: alla
fine del nostro percorso esistenziale, andremo forse lì?
Se
l’intuizione ispirata da questa notte magica è esatta, la risposta non può
essere che affermativa.
Quindi
non devo aver paura della fine terrena, oltre i confini del mondo mi aspetta
una vita colma di affetti ed emozioni meravigliose.
Però
poi mi domando: gli animi perfidi, i cattivi, gli assassini o i terroristi, i
violenti, i mafiosi e i delinquenti, tutti i farabutti, i ladri, i violentatori
e i pedofili, miserabili esseri immondi, vergogna dell’umanità, cause delle
angosce che stiamo vivendo, dove andranno a finire?
Ci
sarà un luogo dove si riuniranno? Lo
spero vivamente, perché se anche dentro la riserva dei ricordi, ritroveremo
nuovamente lo stesso male perverso e i violenti, nemmeno dopo la fine della
vita terrena questo scempio potrà terminare: d’improvviso il mio diventa un
incubo.
Questo
pensiero mi scuote, chiudo il lucernario che già incomincia ad albeggiare.
Infreddolita
e fortemente delusa, rientro nel letto colta da fremiti di sgomento.
Il
panico torna a stringermi la gola e si accorcia il respiro.
«Che
ti succede, dove sei stata?» chiede mio marito.
«Sei
un pezzo di ghiaccio, vieni vicino!» mi stringe a sé e spegne le mie paure.
«Un
brutto sogno, non é nulla, tranquillo.» Il suo calore mi avvolge.
Rifletto:
i confini del mondo io li valico ogni notte, dentro un abbraccio sincero.
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