Al sorgere del sole, in una qualsiasi
località della riviera romagnola, Giovanni si appresta a scendere in spiaggia,
preparando lo zainetto con tutto l’occorrente.
«Buongiorno signore! Siamo mattinieri
oggi!» il saluto del cameriere dell’hotel, lo segue sino all’uscita, affacciata
proprio sull’arenile.
«Speriamo davvero che sia buono!»
risponde, lasciando che l’eco delle sue parole faccia, in sua vece, il dovere di persona educata.
Il mare ha un profumo particolare,
forse è la luce che vi s’infrange a renderlo speciale.
Prende posto sotto l’ombrellone a lui
assegnato, già aperto dagli addetti al servizio.
A quell’ora poche persone hanno preso
posizione: i più giovani dormono fino a tardi.
Giovanni posa lo zainetto ed estrae, dopo
asciugamani e creme, un dizionario.
In mano, nel contempo, il tablet sta
facendo i suoi giochi di luce per stabilire la connessione.
«Cos’è quel grosso volume?» domanda a
sorpresa un tizio, seduto sulla sdraio accanto.
«Scusi, non l’avevo vista! Un
dizionario.» risponde, augurandosi che il soggetto si accontenti e non lo
distolga dalle sue intenzioni.
Un signore di mezza età, dall’aspetto
tondeggiante, la classica pancetta di chi ama stare a tavola e un’ombra di
capigliatura sulla pelata sudaticcia.
«In spiaggia? Deve studiare per caso?»
sospira, intuendo che il vicino ha voglia di parlare.
«No, vorrei correggere alcuni punti
del romanzo che ho scritto.» la voce ferma a intendere di essere lasciato in
pace.
La pausa di riflessione gli faceva
sperare in un prolungato silenzio, mentre percorreva sulle pagine il testo,
modificando qualche vocabolo.
«Lei è uno scrittore quindi!»
realizza alzando la schiena dalla sdraio, voltandosi verso il povero Giovanni,
che già comincia a diventare insofferente.
«Il vocabolario, a cosa le serve?» si
sta appassionando nel conoscere le manipolazioni di un personaggio, che non ha
mai avuto occasione di conoscere.
«A trovare dei sinonimi» spiega,
cercando di trattenere la calma.
« E lì le spiegano come prenderli?»
esordisce fingendo di aver compreso.
«No, sono parole analoghe, per
sostituire quelle d’uso più comune.» mentre gli nasce il desiderio impellente
di ridergli in faccia.
«Ecco, quelle parole lì sui giornali
non le capisco mai!» prosegue senza problemi.
«Quali parole, scusi?» chiede
distratto continuando il suo lavoro.
«Quelle anotiche, voglio dire.» fosse
stato zitto, avrebbe fatto una migliore figura.
«Analoghe vuol dire lei?»
«Sono parole corrispondenti, hanno lo
stesso significato» spiega gentilmente, sperando vivamente di essere lasciato
in pace.
«Scusi eh, se le do fastidio: di che
cosa parla nel suo libro?» la curiosità non ha limiti, ne vergogna.
«Horror e fantasy.» con l’intenzione
di metterlo in difficoltà.
«Non si sente in imbarazzo?» domanda
con lo sguardo dissoluto
«Sa, mi è capitato di leggerne uno e
ammetto, mi sono eccitato molto!»
diventando rosso gambero.
«Sa cosa succede se uno va su di
giri, vero?» parecchio interessato all’argomento.
«Credo lei abbia letto qualcosa di
genere erotico: l’horror è un altro genere.» gli spiega a questo punto, molto divertito.
«Ahhh, allora ho capito male! Non ne
ha uno di quel genere lì?» infervorato di nuovo al solo ricordo di
qull’esperienza.
«Al momento no, ma in libreria ce ne
sono tanti!» lo informa sperando davvero di toglierselo di torno.
«Me ne consiglia uno allora?»
desiderando ormai concludere quello che il suo istinto primitivo ha messo in
moto.
«E poi?» chiede Giovanni sorridendo.
«Lei non sa: qui di roba ce n’è
pronta all’uso!» più che mai convinto.
«Per la verità interagire è più
positivo!» tentando di indicargli una strada diversa.
«Lei è proprio in gamba, ma parla
difficile: Inter che?» nel frattempo si alza, scoprendo la sua pelle rosolata color
gambero, a renderlo ancora più goffo.
«Le andrebbe una birretta fresca?» gli
propone, mentre si asciuga le goccioline di sudore che gli scendono copiose
sulla fronte.
«Favorisce la diuresi, ma fa anche
sudare!» lo avverte.
«Mi sembra che a quest’ora non sia
consigliabile!» “birra di mattina? Meglio
di no”.
«Ho fatto un’ecografia da poco, non
ci sono calcoli» lo informa entusiasta.
«Guardi che intendevo dire che fa
andare in bagno.» la pazienza ormai è al limite.
«Ahhh, sì sì, vado anche due o tre
volte per notte!» conclude.
Giovanni cerca di concentrarsi, ma intanto
il soggetto in questione sbircia sul diplay, nonostante il riverbero ne renda
difficile la visione.
«Cos’è che ha cancellato adesso?» la
curiosità lo inibisce dalla minima discrezione.
«Sovente i refusi mi sfuggono.» “ma chi me l’ha mandato costui?”pensa.
«Re… come? Non ne ho mai sentito
parlare! Come quelli delle favole?» candido, come il più ingenuo dei bambini.
«Semplificando, si tratta di errori
di battitura, bisogna rileggere con calma, per scovarli.» dallo sguardo basito
trapela l’assoluta incapacità dell’uomo a comprendere.
Ora il sole si è fatto più caldo e
una salutare e liberatoria rinfrescata diventa assolutamente indispensabile.
«Andrei a ritemprare le membra, se
non le dispiace.» dice Giovanni alzandosi, riponendo nello zaino gli strumenti
del suo lavoro.
«Se le fa piacere l’accompagno:
finalmente ci beviamo qualcosa di fresco!» ingenuo.
«Senta non è possibile, lei è davvero
assillante mi scusi!» e si avvia esasperato verso la battigia.
«Come vuole lei, io preferisco la birra:
l’acqua tonica non mi piace!» gli strilla dietro.
Giovanni sta entrando in acqua, investito
da un raptus omicida, quando imperterrito l’altro conclude la sua folle ricerca
di un compagno comprensivo. con un entusiasmo disarmante.
«Vada pure, io l’aspetto! Intanto
faccio l’ordinazione.» è visibilmente soddisfatto.
S’infila una maglietta dai colori
impossibili, blaterando tra se e se “sono
tutti un po’ strani questi scrittori però”!
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